Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli: saprai gestire la tua eredità insieme a loro?
Il proverbio italiano citato nel titolo è famoso e molto diffuso, non rappresenta certamente la regola ma possiede un fondo di verità poiché racconta che tanti di quei rapporti che per loro natura dovrebbero essere improntati alla solidarietà familiare e alla fratellanza sono invece portatori di gelosie, risentimenti e conflitti, che più o meno celati si svelano in tutta la loro drammaticità quando ad ereditare sono fratelli o parenti in genere. Ad esempio, si verifica spesso il caso in cui alcuni dei figli si sono allontanati dalla famiglia per creare il loro progetto di vita altrove mentre altri sono rimasti e magari hanno convissuto per lungo tempo con i genitori accompagnandoli fino alla loro dipartita. Ciò comporta diversità di esperienze e di approccio di cui i coeredi chiedono conto e sulle quali quasi sempre si radicalizzano.
La mancanza di fiducia reciproca o, nei casi più gravi, addirittura di qualsiasi comunicazione da anni tra parenti rende impossibile la gestione dell’eredità: non importa se si debba decidere di un piccolo immobile, di un rapporto bancario o se a cadere in successione ci siano investimenti finanziari, terreni ed immobili magari affittati a terze persone: in ogni caso la situazione si paralizza senza che apparentemente si possa districarla.
C’è poi il caso in cui l’eredità è anche il momento in cui si attua il vero passaggio generazionale nella azienda di famiglia, che coincide con la morte del fondatore o di uno dei fondatori della società, lasciandovi alla guida figli e/o nipoti con generi e/o nuore; in questo caso c’è da un lato la necessità di proseguire senza interruzione l’attività aziendale per non perderne il valore ma dall’altro si verifica l’impossibilità di prendere decisioni comuni in quanto i cattivi rapporti tra gli eredi e soci lo impediscono.
Negli esempi sopra detti, che sono alcuni di tanti altri ricorrenti, si apre una fase di conflitto che in tempi più o meno rapidi porta all’assenza di quel minimo di comunicazione costruttiva necessaria a risolvere problemi pratici e burocratici assieme: sembra di essere arrivati ad una specie di resa dei conti tra parenti e fratelli in cui si inseriscono spesso anche mariti e mogli degli eredi che si fanno portatori degli interessi dell’uno e dell’altro coerede.
Come se non bastasse, non dimentichiamo che tutto ciò si svolge in uno scenario di dolore per il lutto subito.
Come si può affrontare e risolvere questa situazione di stallo e di sofferenza personale?
Certamente rivolgersi alla consulenza ed assistenza di un avvocato è un modo per ricevere un contributo professionale ed in alcune occasioni – a dire il vero rare nella mia esperienza- può essere sufficiente; nella maggior parte dei casi, invece, anche gli altri coeredi si rivolgeranno ad uno studio legale che li tuteli e non è detto che gli avvocati siano in grado di risolvere da soli una vicenda così articolata e complessa sia sul piano del conflitto umano che degli interessi patrimoniali coinvolti.
Ecco, allora, che l’approdo risolutivo è quello di rivolgersi ad un mediatore civile (tutt’altra cosa del mediatore agente immobiliare o dal mediatore creditizio) che nella maggior parte dei casi è anche un avvocato il quale assume la veste, appunto, di mediatore, cioè di un facilitatore nell’incontro tra le posizioni delle parti in conflitto e che è sempre terzo imparziale rispetto alla vicenda e le parti.
Nella mia esperienza di ultradecennale di avvocato e di mediatore civile presso l’Organismo della Camera di Commercio ho assistito a decine di controversie aventi ad oggetto successioni ereditarie, ed ho toccato con mano la difficoltà delle parti coinvolte nel gestire il dolore del conflitto che spesso porta con sé delusione, rabbia e risentimenti.
Tranne casi minoritari, il desiderio più grande degli eredi è che si trovi una soluzione, la più rapida possibile, al fine di liberarsi del grande peso della frattura famigliare e poter ritrovare la serenità e proseguire nella gestione del proprio patrimonio. Certamente la divisione giudiziale, ovvero la causa giudiziaria indispensabile in caso non si trovi alcun accordo tra i coeredi, non soddisfa queste aspettative, sia per la sua durata poiché comporta che le parti restino impegnate in una causa civile per anni, sia per i costi che oltre agli avvocati comprendono le spese di bollo e contributo dovuti allo Stato, le perizie e la copertura di tutte le attività necessarie alla vendita di eventuali immobili attraverso il tribunale.
La soluzione migliore per gestire questo tipo di controversie è la mediazione civile, poiché con essa si può:
- Avvalersi dell’opera di un mediatore specializzato e formato nel facilitare l’incontro delle posizioni delle parti in conflitto anche se questo è esacerbato;
- Avere al fianco il proprio avvocato in veste di consulente per tutta la durata della mediazione;
- Affrontare costi e tempi competitivi rispetto al giudizio civile: la mediazione può durare al massimo 3 mesi, prorogabili solo su accordo delle parti e le spese di mediazione sono di gran lunga inferiori a quelle di una divisione giudiziale;
- Nella mediazione le parti sono le vere protagoniste: insieme col mediatore sono libere di fissare l’agenda degli incontri, di coinvolgere altri professionisti (tecnici, commercialisti, periti, notai ecc.) di cui ritengano opportuna la consulenza;
- L’accordo di mediazione ha forza di titolo esecutivo se sottoscritto ed attestato nei suoi contenuti dagli avvocati, esattamente come una sentenza emessa dal giudice, ottenuta però in tempi record e senza spese di registrazione;
- Il procedimento di mediazione è esente da imposta di bollo e da ogni spesa o tassa o diritto di qualsiasi natura. L’accordo di mediazione è poi esente dall’imposta di registro entro il limite di valore di €50.000 fino al 29.6.2023 ed entro quello di €100.000 dal 30.6.2023.
Infine, c’è un inevitabile “effetto collaterale” vantaggioso, a mio avviso di valore inestimabile, insito nella procedura di mediazione e totalmente assente nel giudizio: solo con la mediazione è possibile mantenere in vita ed a volta addirittura ricostruire un rapporto interpersonale interrotto o semplicemente incrinato o a rischio. Grazie alla libertà di espressione che le parti hanno nel corso degli incontri di mediazione, alla totale riservatezza della procedura che impedisce di rivelarne all’esterno i contenuti e grazie alle competenze maturate dal mediatore specializzato, è possibile ricucire strappi che mai nessun giudice potrebbe ricomporre, non avendone questi gli strumenti.
Possiamo, pertanto, concludere che la tua risposta al quesito posto nel titolo è affermativa: non importa se condividerai l’eredità con parenti serpenti o fratelli coltelli, sarai certamente in grado di gestire la situazione se affiancato da un legale esperto in materia di mediazione e negoziazione.
Avv. Valeria Botti, diritto contrattuale, Ferrara